mercoledì 14 novembre 2007

C'era una volta Cappuccetto Rosso...

Cappuccetto Rosso, si sa, è una delle storie più raccontate da generazioni e generazioni di mamme. Forse una di quelle, che, fra noi donne, ha prodotto più danni che benefici. Che ci ha infuso di paure inutili e pericolose, che ci ha sottratto la fiducia nel prossimo e ci ha confezionato e appiccicato sulla coscienza uno spauracchio difficile da liquidare:
"Se vai per la tua strada e non ascolti i consigli di mammà ti troverai presto in un bel guaio... Ed ecco là arriva il lupo! Ah, se solo fossi stata una bambina diligente e buona..."!

Quando avevo circa due anni Cappuccetto Rosso era la favola che mia madre mi raccontava più spesso. Ancora ricordo con le formiche nello stomaco quando mimava, sgranando la bocca, il momento fatidico in cui il lupo, non contento di aver già fatto fuori la nonna, si pappava pure Cappuccetto in un sol boccone. Quel gesto mi terrorizzava, eppure chiedevo a mia madre " ancora, ancora...raccontamela ancora". Lei credeva di divertirmi, invece niente più di quella storia ha potuto, inconsciamente, traviarmi e tarparmi le ali, quando da giovane donna ho iniziato anche io a percorrere il "bosco" da sola.
La figura del lupo nero e feroce ha finito col diventare nei miei sogni una ricorrente metafora di tutte le mie ansie e angosce, di quella voce oscura e diabolica che infetta la mia coscienza nei momenti di negatività..

C'è un libro a me caro, la cui lettura, sono convinta, gioverebbe ad ogni donna. Un libro che, proprio attraverso l'analisi psicologica delle fiabe e dei racconti popolari più ricorrenti nella cultura umana, ha delineato una serie di archetipi alla base del mondo psichico femminile, da secoli domato, soffocato, addomesticato, talvolta persino annullato dalla cultura e dalla civiltà.
Si chiama "Donne che corrono coi lupi" ed è stato scritto da Clarissa Pinkola Estès, una psicologa junghiana a cui è caro il mito della Donna Selvaggia, la saggia profonda e ancestrale, paragonabile alla lupa ferina eppure materna, insita in ogni donna. La quale, privata della sua natura errante, della sua istintualità, diventa timorosa di procedere, priva di iniziative, un relitto in cattività.
Un recupero dunque in positivo tanto della figura del lupo, che da "cattivo" diventa emblema di istintuale sapienza, quanto della donna, che da essere quella stupidina un po' curiosa, ingenua e vulnerabile si eleva dalla sua misera condizione subordinata per espletare l'antica funzione di profonda conoscitrice dell'umana natura.
Si ispirano a questo libro le parole che seguono e ad un sogno di qualche notte fa, in cui Cappuccetto Rosso ero io...

C'era una volta, in un villaggio situato vicino al mare e ad un bosco di ulivi centenari fitto e ombroso, una giovane fanciulla dal viso pulito e l'animo sereno, che tutti chiamavano Cappuccetto Rosso, a causa di una giubbino rosso dal grande cappuccio, che la giovane Cappuccetto portava sempre sulla testa per coprire la chioma riccia e scompigliata.
Un giorno Cappuccetto camminava con il suo ragazzo lungo il sentiero che conduceva alla scogliera, per raggiungere la nonna, che quella mattina partecipava ad una gara di pesca, per la fiera del paese. Ma giunti presso la scogliera la ragazza decise di continuare da sola per il sentiero, che da lì si inoltrava nel bosco non molto distante dalla casa di sua madre.
Così, lasciato il giovane amante, proseguì canticchiando spensierata per la stradina sterrata, fino al muretto in pietra che separava il bosco dal sentiero.
Mentre scavalcava il muretto, già immersa nella frescura dell'ombra prodotta dalle folte chiome degli antichi alberi, che se ne stavano là fieri come giganti rugosi e ritorti, sentiva in cuor suo che di lì a poco un fatidico incontro l'attendeva. Sapeva infatti che quel bosco era abitato da un lupo feroce e spietato, che a detta di chiunque non avrebbe esitato un solo istante per divorarla in un sol boccone.
E così, molto prima di quanto lei stessa potesse immaginare, ecco che il suo pensiero diveniva realtà davanti ai suoi occhi. Quel lupo famelico era proprio là a pochi passi da lei, steso sotto un albero con il muso appoggiato fra le zampe.
Non appena il lupo udì i passi non certo felpati della fanciulla (nota a tutti anche come Pie' di piombo, per la pesantezza con cui poggiava il tallone in terra) sgranò gli occhi, rizzò il capo e ringhiando con tutta la ferocia che aveva in corpo, fece mostra dei suoi denti aguzzi per intimorire la povera Cappuccetto Rosso.
Tuttavia, contrariamente a quanto si poteva pensare di una fanciulla dall'animo così gentile e delicato, questa non si intimorì affatto; anzi, se ne stette lì davanti al lupo, con un sorriso tranquillo . Al ché il lupo si drizzò in piedi con violenza e il pelo sul dorso gli si fece irto come aghi di pino, tese le gambe in avanti, come se si stesse preparando all'attacco e ringhiò ancora più forte, mentre gi occhi gli si riempivano di sangue.
Ma Cappuccetto stette là ferma e guardando il lupo negli occhi disse:
"Mi dispiace, ma io non ho paura di te. E siccome non ti temo, tu non puoi nuocermi"
Allora quello, che si sentì provocato da quelle parole, sferrò il suo attacco mortale... ma invano, perché appena le fu vicino rimbalzò all'indietro, come se una bolla invisibile e impenetrabile la proteggesse. Ci provò ancora e ancora, ma niente, Cappuccetto era davvero inattaccabile.
Al ché, scoraggiato si accasciò nuovamente in terra.
Cappuccetto Rosso si fece vicino, sorridente e amichevole, mentre il lupo cercava ancora di intimorirla con i suoi denti in vista. Si inginocchiò e gli prese la zampa fra le mani.
In quell'istante si rese conto che quel lupo era affamato come pochi, la zampa ossuta e scarna, come il resto del corpo, rivelavano alla fanciulla che il poverino non si nutriva da secoli e provò pena per lui; il cuore le si fece piccino e quasi pianse per la pietà.
Decise così di ritornare alla scogliera dove intanto si svolgeva la fiera del paese, per recuperare un po' d cibo per il lupo sventurato. Ma avendo, come sempre dimenticato il portafoglio a casa (cosa che capitava anche nei momenti meno opportuni, come quando era in procinto di prendere un aereo e a quel punto lo perdeva perché senza documenti) non le restava che chiedere l'elemosina ai passanti, come la Piccola Fiammiferaia (una storia che l'aveva sempre commossa da bambina).
Riuscì a racimolare un paio di polpette di carne, come quelle che sua nonna le preparava per il pranzo domenicale, e ritornò dal lupo al quale aveva promesso che sarebbe presto ritornata con del cibo.
La bestia era così affamata che divorò il bocconcino sbattendo i denti dalla fame. Ma mentre sfamava l'animale si accorse, per giunta, che le sue zampe erano attorcigliate ad ad una catena, che teneva il disgraziato legato ad uno di quei grossi ulivi secolari.
Forse qualcuno lo aveva lasciato lì incatenato per impedirgli di compiere ulteriori nefandezze fra le stalle del villaggio, pensò la ragazza.
Ciò nonostante, Cappuccetto, per quanto temesse le reazioni dei contadini suoi compaesani che l'avrebbero presa con tanto di forcone se avessero saputo che si intratteneva senza remore con quel lupo cattivo, non poteva tollerare un animale alla catena. Lo stomaco le si rivoltava e il cuore le doleva... Per quante stragi di galline e agnelli avesse potuto compiere la fiera, le sue zampe legate a quel tronco le parevano la più infame cattiveria.
Allora disse al lupo:
"Caro lupo caro, io vorrei tanto liberarti da queste terribili catene, ma tu devi promettermi che lascerai in pace, galline, agnelli e capre. Solo degli animali selvaggi come te dovrai nutrirti, altrimenti la prossima volta sarà la forca e non le catene a fartela pagare..."
Allora il lupo, seduto sulle zampe posteriori, alzò la zampa destra e se la strisciò sul muso peloso per tre volte. Poi abbassò il capo in segno di remissione.
Cappuccetto sciolse le catene e lo lasciò libero di andare, raccomandandosi:
"Tu hai promesso e io anche ti prometto che tornerò a trovarti e ogni volta che mi sarà possibile ti porterò in dono altre polpette. Ma mi raccomando, sta lontano dal villaggio e dalla campagna limitrofa, quanto più puoi inoltrati nel profondo del bosco dove gli uomini non possono raggiungerti. Solo là sarai al sicuro ..."
"Grazie" disse il lupo ululando come solo un lupo sa fare e guardando Cappuccetto nel profondo dei suoi occhi, che a quel punto erano pieni di lacrime per la gioia e la commozione, si voltò e corse verso ovest, sparendo alla sua vista..."




6 commenti:

Anonimo ha detto...

amica...stai allattando....non dovresti fumare quella roba....!

Anonimo ha detto...

a parte il commento di prima,- che è vero- volevo dirti che sono felice di aver acceso il computer a quest'ora(non le 16.18 come riporta il blog, ma l'una e mezza di notte), e aver trovato i tuoi pensieri. notte amica mia. forza Michael, ce la puoi fare a zia..

Anonimo ha detto...

bionda amica mia, da sempre come mi fai ridere tu...non ci riesce nessuno!
MITTTICA!
ci vediamo domani, con tutte ....tranne l'amica bruna, uffi!
missing you all

Angie ha detto...

Che meraviglia Tà. Ecco che vien la voglia di farci tante chiacchiere col tuo inconscio, accidenti. Mi procurerò il libro di cui scrivi, può sembrare la stesura femminile dell'acqua calda ma credo sia maledettamente utile ripassare l'ovvio di tanto in tanto. Sul tuo sogno, quel povero lupo smagrito e incatenato: qualità maschili un po' messe al bando ultimamente, autocensura della parte "attiva". Brava, lo nutri, lo liberi. Go on this way my dear *

Anonimo ha detto...

Ciao Cocca bella..polpetta mi ha pregato di scrivere questo mess per te....come sai,lui non sa ancora parlare....ma voleva farti sapere cosa vuol dirti con il suo sguardo e il suo sorriso.
ogni parola e' sta trscritta esattamente come lui me le ha dettate.

ALLA MIA CARA MAMMINA

Ciao cara mammina....
Ciao mammina bella...
Ciao mammina mia....
SI!SI!...perche' tu sei la mia mammina e per me non c'e' una mammina piu' cara e dlce di te....
l'amore che puoi darmi tu nessun'altra mammina potrebbe mai darmelo....non come sai fare tu.
Perche' sei triste mammina mia?
Perche' hai paura?
Non avere paura mammina mia ...ci sono io con te!
E con noi c'e' il mio grande papino.....
Sai mammina....noi siamo qui' per te....abbiamo scelto di scendere in questo luogo,cosi',oscuro solo per te mammina mia....perche' noi ti amiamo e non vogliamo vederti triste...non vogliamo sentirti piangere.
Ricordi mammina mia!....quando insieme ballavamo e cantavamo nel sole?.....te lo ricordi mammina...come eravamo felici!?
Ohhhh...com'era bello il tuo sorriso!
Ti ricordi!...quando insieme abbiamo sognato di giungere fin qui'...per vivere la nostra favola di luce!?..........
Io ero tanto felice....tanto...tanto felice e volevo salire su questa bellissima giostra...ma avevo tanta ..tanta paura.
Te lo ricordi!!!!??????
Ma tu mi hai detto:
"Non avere paura amore mio ...ci saro' io con te!
Grazie mammina mia...grazie mammina bella ,per avermi dato il grande privilegio di essere il tuo bambino...il tuo tenero cuccilo....grazie x avermi nutrito dal tuo seno.
Non avere paura mammina bella....rispecchiati nei miei occhi...ascolta il mio sorriso ...e vedrai la tua splendida luce.....
I miei occhi sono i tuoi...
il mio sorriso e' tuo...
l'amore che ho per te ti appartiene.
Lo vedi mammina mia quanto sei bella!
Lo vdi??????
Sei per me la stella piu' bella del firmamento.........
e il mio dolce papino.....
il mio bel papino......
il mio grande papino,non permettera' che la sua fulgida stella perda la sua luce....
NO no'...no no'....proprio no....
E' vero papino?
Lui con tanto amore e tanta pazienza ci sosterra' e ci proteggera'...perche' lui ci ama al di la' di ogni confine che noi possiamo immaginare.
Ricordi mammina mia!...lui ha promesso che sarebbe stato il nostro RE e il nostro Lancilotto...e noi.. il suo tesoro piu' prezioso.
Lo vedi mammina dolce...lo vedi mammina mia...con tanto amore le mie manine ti diconoancora........
non aver paura mammina mia...ci sono io con te......e tutto ora e' tanto ...tanto...tanto....belliiiis....no...bellimissi...no..scusa mammina............
NONNAAAAAAAAAAAA....dillo tu per me
(questo non gli riusciva proprio di dirlo)
BELLISSIMISSIMA PROPRIO COME TE.....MAMMINA MIA.

Con infinito amore MICHAEL H.M.
Il tuo piccolo grande BABY-BOY

*streghetta* ha detto...

Finalmente eccomi qua, dopo tanto tempo è bello rileggere di te, della tua vita, delle tue sensazioni. Sola, in questa camera barese, stesa sul letto con la voglia di non alzarmi almeno fino alla settimana prossima, mi piace leggere di te.. di come vivi... di quello che provi. e così, con una nuvola di fumo su di me,con dei cerchi che volteggiano sul soffitto, ti ritrovo.. cara amica mia, che strano leggere di te come una mamma... mi fa davvero strano! Tu che tanto mi ricordi me stessa ora sei mamma.. NO no, non riesco proprio ad immaginarti! Già ti vedo, con i tuoi mille dubbi ed incertezze a pensare e ripensare, ad arrovellarti il cervello su questa vita che si è davvero stravolta! E' passato davvero tanto tempo da quando ci siamo sentite l'ultima volta, e in realtà anche a me qualche cambiamento c'è stato.. ho nuovamente cambiato filosofia di vita, dopo una storia durata due anni e mezzo non ho davvero più intenzione di perdere la testa dietro agli uomini... ma questo è un altro discorso... tornerò a trovarti spesso, e mi farà piacere leggere di te e sorridere immaginandoti tra pannolini e cullette... un bacino!